Famiglia

L’Italia per il Sud-Est asiatico. Gli aiuti ai raggi X

I 42 milioni della raccolta via sms destinati allo Sri Lanka. Quelli stanziati dal governo destinati anche a Indonesia e Thailandia (di Ettore Colombo e Stefano Arduini).

di Ettore Colombo

Adesso mettono tutti le mani avanti. Forse perché, quando le mani te le devi sporcare sul serio, anche solo a fin di bene, rischi la brutta figura a ogni passo. E così, dopo la corsa alla solidarietà e qualche polemica di troppo, parte la corsa alla trasparenza. Margherita Boniver, sottosegretario agli Esteri con delega alle emergenze, una volta che si è resa conto del ginepraio – di conti che non tornano – ha cercato di prevenire, al fine di evitare di reprimere, magari una volta che i buoi sono scappati. «Esiste il rischio che i fondi messi a disposizione dall?Italia per aiutare i Paesi colpiti dallo tsunami possano andare sprecati o finire in mani sbagliate», ha detto martedì 11 gennaio, al termine della sua visita nello Sri Lanka. «La comunità internazionale è stata generosa, ma ora si pone un problema di trasparenza delle risorse che non deve essere sottovalutato pena il fallimento, come è avvenuto in altre situazioni in cui si è prestato aiuto a Paesi disastrati». Chi è il vincitore Pur ribadendo che i fondi privati restano ?distintissimi? dall?aiuto pubblico e che saranno allocati in un ?fondo transitorio? (aspettiamo specifiche), per il sottosegretario alle emergenze del governo Berlusconi appare chiaro che la supervisione sarà del ministero degli Esteri. Insomma, il braccio di ferro che ha visto la Protezione civile guidata da Guido Bertolaso da un lato e ministero degli Esteri e la Croce Rossa diretta da Maurizio Scelli dall?altro, avrebbe avuto, alla fine, e nonostante i vertici in notturna a palazzo Chigi con il sottosegretario Letta a far da paciere, un vincitore e un vinto. Il vincitore è un Fini che si muove sempre più abilmente. Lo sconfitto è Bertolaso, che pure contava e conta sul prestigio conquistato sul campo (e sui media), oltre che sulla stima personale del premier. Dopo tanto discutere e scontrarsi, con relative promesse roboanti rilasciate a mezzo stampa, infatti, viene fuori che sarà la Farnesina a coordinare gli aiuti, tutti. Non basta. «I progetti di ricostruzione dovranno essere attuati sotto la supervisione di quelle che sono le prime proiezioni del sistema Italia nel mondo, le ambasciate», spiega la Boniver dalla capitale dello Sri Lanka, Colombo, assicurando che «non vi saranno discriminazioni». Verso i guerriglieri Tamil, intende, in guerra con il governo centrale. Speriamo anche verso le ong italiane? Dalla conferenza dei Paesi donatori indetta dall?Onu a Ginevra per le vittime dello tsunami, un altro sottosegretario ma questa volta agli Esteri, Roberto Antonione di Forza Italia, quantifica il totale degli sforzi del governo italiano per il 2005 in 115 milioni di euro. «Cui», spiega, «vanno sommati i circa 40 milioni di euro di donazioni private». L?addizione (impropria) porterebbe i contributi italiani a «155 milioni di euro». Sui fondi stanziati dall?Italia in realtà sin dall?inizio c?è stato un balletto di cifre a volte imbarazzante. Il governo ne aveva annunciati quattro, all?inizio, una cifra così bassa che la levata di scudi era stata generale, neo ministro degli Esteri Fini in testa. «Troppo pochi», aveva detto, ?faremo di più?. Ed ecco che i milioni diventano 20, poi 70, poi 155 (mah?). Oscillano, a seconda che vi si contino le donazioni via sms (42 milioni di euro da telefonia mobile e 4 milioni da telefonia fissa, mentre scriviamo) e/o la remissione del debito ai Paesi colpiti dal maremoto (38,2 milioni). Ma che l?elemento annullamento o riconversione del debito (così suddiviso: 31 milioni per l?Indonesia e 7,2 per lo Sri-Lanka) vada tenuto distinto dagli aiuti pubblici lo dice, anche in questo caso, Fini. Neanche stiamo a discutere la questione sms e donazioni dei privati, sui quali si è concentrata la battaglia che ha visto in Bertolaso il catalizzatore della filosofia «meglio aiuti gestiti dallo Stato», mentre ong e mondo del non profit si sono fatti alfieri del principio della libertà delle donazioni, contro ogni tipo di scelte ?stataliste?. Il flusso di denaro italiano, quale che sia, prenderà la via, però, di tre soli dei sette Paesi colpiti dallo tsunami: Sri Lanka, Indonesia e Thailandia. Esclusi India, Maldive e Myanmar, i cui governi non hanno inviato ?sos ufficiali? a Roma, sostiene il governo. Ancora da definire, invece, la posizione della Somalia. 35 milioni dalla cooperazione Per restare alla cifra fornita da Fini, i 70 milioni di euro hanno una duplice copertura finanziaria. Il Fondo imprevisti del ministero dell?Economia fornisce il 50% della quota, soldi che Siniscalco ha recuperato (anche qui aspettiamo specifiche). Altri 35 milioni sono invece stati prelevati dal monte dei finanziamenti destinati alla cooperazione (nel totale pari allo 0,11% del Pil), con conseguente alleggerimento del Fondo. Scelta che non è andata giù alle organizzazioni non governative, «perché», spiega Sergio Marelli, presidente delle ong italiane, «la Ue e l?Onu hanno stabilito la straordinarietà delle risorse per l?Asia e qui si ricorre a fondi ordinari. Il risultato è che si dovranno tagliare progetti in altre parti del mondo». Intanto dalla lista che l?Onu fornisce a tarda sera di martedì 11, l?Italia non c?è. Ma è lo stesso Fini a cercare di fugare i dubbi di molti, sostenendo che «gli sforzi dovranno essere condotti sotto il coordinamento dell?Onu ma che spetterà ai governi destinatari avere la responsabilità di decidere le priorità negli aiuti e nell?assistenza». Quanto alle donazioni arrivate via sms e – ancora per poco almeno come livello decisionale – nelle mani della Protezione civile, andranno in via esclusiva allo Sri Lanka. Lo ha detto la Boniver e lo ha ribadito anche la ex commissaria Ue, Emma Bonino, coordinatrice del Comitato dei 5 garanti (gli altri sono Giulio Andreotti, Giuliano Amato, Giorgio Napolitano e Andrea Monorchio), comitato cui spetta il compito di controllare la gestione dei fondi. Già, peccato che – tra i cinque illustri nomi – non ve ne sia uno che appartenga al mondo del non profit o alla società civile largamente intesa.

Ettore Colombo Stefano Arduini


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